Di tanto in tanto, un autore ritorna allo spirito che ti ha fatto innamorare della sua opera fin dall’inizio. Con Il Segreto dei Segreti, Dan Brown sembra fare proprio questo, non solo tornando in forma, ma divertendosi chiaramente a farlo.
Questo è senza dubbio il suo miglior libro da Il Codice Da Vinci e Angeli e Demoni. Si sente di nuovo la vecchia scintilla: lo slancio, gli enigmi intelligenti, l’adrenalina che ti tiene incollato alle pagine, ma questa volta avvolto in qualcosa di più profondo, più riflessivo, quasi maliziosamente filosofico.
Il libro ha risuonato con me perché si addentra in temi di coscienza, percezione e non-dualismo, idee di cui ho scritto molto ultimamente. Se hai letto
Ora, per essere chiari: questo non è un romanzo soprannaturale. Solo sembra tale per le prime pagine. L’inizio è un po’ stridente, quasi volutamente, come se Brown ti scuotesse le spalle dicendo: “Sospendi la tua incredulità per un minuto. Fidati di me.” E onestamente, dovresti farlo. Una volta che ti immergi, la storia si dipana in qualcosa di sorprendentemente coerente, radicato e intellettualmente soddisfacente.
Ciò che mi ha più colpito è che Brown riesce a mantenere tutti gli elementi classici, l’inseguimento, gli indizi, le grandi rivelazioni, mentre intesse una conversazione sulla coscienza che sembra sia moderna che antica. È la formula di Dan Brown, sì, ma maturata. Più giocoso. Più curioso. Il libro sembra divertirsi, e quella gioia è contagiosa.
Praga è l’ambientazione perfetta per la storia. Brown fa vivere la città in quel suo modo molto particolare in cui l’architettura diventa narrazione, la storia diventa un indizio e la città stessa si trasforma in un personaggio. Si vaga per le sue cattedrali, i vicoli, le biblioteche e le camere sotterranee con lui, scoprendo un luogo che sembra sia antico che elettrico. Il passato stratificato di Praga, mistico, imperiale, alchemico, conferisce all’intero libro una trama che si adatta perfettamente alla storia.
Se stavi aspettando che Brown scrivesse qualcosa con l’energia dei suoi primi successi ma la ricchezza filosofica di uno scrittore che ha passato decenni a riflettere sulla natura della verità, questo è il libro giusto. Lo consiglio, specialmente se tu, come me, sospetti che l’universo sia un po’ più strano e molto più significativo di quanto appaia a prima vista.